Oggi vi porto in Namibia, una terra dove ogni granello racconta una storia. Qui, la sabbia non è solo il fondamento della terra, ma è l'anima che respira, vive e danza con il vento, racchiudendo storie di tempi immemorabili. È da questi minuscoli frammenti che si è generato il mondo, ed è proprio da qui che inizia il nostro viaggio.
Dopo aver noleggiato i pick-up in uno dei tanti car sharing presenti all'aeroporto e affittato l'attrezzatura da campeggio, lasciamo la capitale, Windhoek, per dirigerci a nord. Già dai primi chilometri questo territorio ci presenta un elemento che ci accompagnerà per tutto il viaggio: la polvere. Qui, le persone sembrano convivere con queste piccole particelle che si alzano al minimo alito di vento e che inesorabilmente coprono ogni cosa.
Prima di varcare i cancelli del parco dell'Etosha, facciamo visita al Cheetah Conservation Fund, un importante centro nei pressi di Otjiwarongo che si occupa della salvaguardia dei ghepardi e dei loro ecosistemi. Fondato nel 1990 da Laurie Marker, il CCF svolge un ruolo cruciale nella ricerca scientifica, nell'educazione della comunità e nelle iniziative di conservazione per prevenire il declino della popolazione di ghepardi. Tra le sue attività, il CCF implementa programmi di allevamento e reintroduzione, educando gli agricoltori su metodi di convivenza con i predatori, e promuovendo la conservazione dell'habitat.
Poco più a nord, l'effervescente Parco dell'Etosha si estende per un'area di circa 22,270 chilometri quadrati dove gli animali allo stato brado sono maestri nell'arte di convivere con la polvere. Qui, la fauna selvatica si è adattata in modi sorprendenti per sopravvivere in un ambiente dominato da vasti spazi aperti e terreni aridi, dimostrando un'incredibile resilienza e ingegnosità. Il parco ospita più di 114 specie di mammiferi e oltre 340 specie di uccelli. Tra i mammiferi più notevoli ci sono i rinoceronti bianchi e neri, entrambi a rischio di estinzione, nonché leoni, elefanti, leopardi, ghepardi e le grandi mandrie di zebre e antilopi. La vegetazione varia dall'erba bassa delle saline alle savane e arbusti più densi, che forniscono cibo e riparo agli animali.
Un elemento unico del parco è l'Etosha Pan, una vasta depressione salina che si estende per circa 5.000 km² che durante la stagione secca si asciuga, lasciando dietro di sé un paesaggio lunare di croste di sale, visibile anche dallo spazio.
La notte al Parco dell'Etosha è un incantesimo. In silenzio, vicino alle pozze d'acqua situate nei pressi di alcuni campeggi, si può osservare una scena che si ripete ogni notte da migliaia di anni: animali che emergono cautamente dall'oscurità per dissetarsi. È per vivere queste magiche osservazioni notturne che abbiamo scelto di piantare le nostre tende nei campi di Halali, Namutoni e Okaukuejo.
Dopo tre giorni trascorsi nel Parco dell'Etosha e il cuore traboccante di meraviglia per gli incontri ravvicinati con la fauna selvatica, riprendiamo il nostro viaggio e dopo ore interminabili al volante dei nostri pick-up, arriviamo nel cuore di un villaggio Himba, dove veniamo accolti con una calorosa ospitalità.
La tribù Himba, residente nel nord della Namibia, è rinomata per il suo stile di vita semi-nomade e per le sue tradizioni culturali uniche. Tra queste, spicca l'uso dell' otjize (oh-chee-zeh), una miscela di ocra e burro che le donne applicano sulla pelle e sui capelli come protezione dal sole e dagli insetti.
Questa comunità conserva un legame stretto con la Natura e le pratiche ancestrali, nonostante l'influenza del mondo moderno. Una di queste è la danza, caratterizzata da ritmi incalzanti, accompagnati da canti e battiti di mani. I movimenti del corpo e dei piedi, che ad ogni passo sollevano vortici di polvere, riconnettono la tribù con gli spiriti. Assistiamo a scene di vita quotidiana, ma anche a rituali che celebrano la loro indissolubile unione con la terra e mentre il sole tramonta sui villaggi, ci concediamo una cena sotto le stelle delle magiche notti Namibiane, un'esperienza che incarna pienamente lo spirito dell'avventura.
Alle prime luci dell’alba ci mettiamo in marcia verso Nord, in direzione del confine con l’Angola, dove il fiume Kunene divide i due paesi, fluendo impetuoso fino a raggiungere le spettacolari Epupa Falls. Queste fragorose cascate, note per il loro paesaggio pittoresco e per le loro acque tumultuose, sono formate da una successione di salti d'acqua, il più alto dei quali raggiunge circa 37 metri. L'area attorno alle Epupa Falls è caratterizzata da una rigogliosa vegetazione di baobab e da palme makalani, che offrono un netto contrasto con le aride zone circostanti, rendendo il paesaggio ancora più unico.
Mentre lo scrosciare dell'acqua ci fa da sottofondo, seguiamo un sentiero tranquillo lungo il fiume per esplorare la ricca vita che popola le sue rive. Durante il trekking, facciamo una scoperta sorprendente: il fiume è infestato di coccodrilli! Questa presenza aggiunge un brivido d'emozione alla nostra avventura, evidenziando la selvaggia bellezza e i pericoli nascosti di questo ecosistema affascinante.
Viaggiando verso sud, entriamo nel Damaraland. Un luogo dove la polvere torna a essere protagonista, insieme a alcuni dei suoi abitanti più maestosi: I magnifici elefanti del deserto, oggi purtroppo a rischio estinzione. Questi giganti percorrono chilometri in cerca d'acqua e sono la prova vivente della resilienza, quasi a ricordarci che anche nel più duro dei viaggi, c'è spazio per la gioia.
Guidati dallo spirito selvaggio degli elefanti del deserto, scegliamo di accamparci nel cuore del nulla, in un angolo isolato del mondo dove non esistono strade, i telefoni tacciono senza segnale, e la civiltà sembra un lontano ricordo. Questo tipo di esperienza ci invita a riflettere su ciò che è davvero essenziale nella vita e su come l'essenzialità possa offrire una chiarezza che spesso si perde nel caos quotidiano.
Il giorno seguente è dedicato interamente al viaggio verso la Skeleton Coast, un percorso lungo e impegnativo che ci costringe a fermarci per una notte all'Hoada Campsite, situato vicino a Palmwag. Questo campeggio, immerso in un ambiente selvaggio e pittoresco, offre un rifugio ideale per ricaricare le energie prima di affrontare il resto del viaggio verso la costa.
Rigenerati dopo una notte di riposo ripartiamo alle prime luci dell'alba e il viaggio continua lungo le strade sterrate, attraverso canyon che ricordano gli scenari dei film western americani. Man mano che procediamo, le alture cedono il posto a dune sempre più piccole, fino a quando il paesaggio si appiattisce completamente in un vasto tappeto di sabbia che sembra prostrarsi dinanzi all'oceano. Nel vasto e inospitale paesaggio della Skeleton Coast, c'è una specie vegetale che crea un collegamento tra il deserto e l'oceano: la welwitschia mirabilis. Questa pianta straordinaria combatte contro polvere e sabbia per sfruttare l'umidità delle nebbie oceaniche, uniche fonti di acqua in questa terra arida e può vivere fino a 1000 anni,
La Skeleton Coast situata nella parte nord-occidentale della Namibia, è una delle zone più remote e affascinanti del mondo. Estendendosi per circa 500 km dal fiume Kunene a nord fino al fiume Swakop a sud, questa regione è famosa per il suo ambiente inospitale e prende il nome per essere un vero e proprio cimitero di navi e rottami che la sabbia ha accolto nel suo grembo. Ogni relitto racconta una storia e, se si tende l'orecchio, si ha l'impressione di sentire le voci di vecchi marinai che narrano avventure di tempeste e tesori nascosti.
Dirigendoci a sud, ci fermiamo a Cape Cross per visitare una delle colonie di otarie più numerose della Namibia. Qui vivono decine di migliaia di esemplari e, mentre camminiamo sulla spiaggia, non possiamo fare a meno di notare la vivacità di questi mammiferi marini, che giocano, riposano e interagiscono, ricordandoci la ricchezza e la varietà della vita selvatica di questo straordinario paese.
La costa che bacia questo oceano è un vero spettacolo della natura, dove il mare incontra il deserto in un abbraccio che lascia senza fiato. Approfittando della bassa marea decidiamo di inoltrarci lungo questo lembo di terra per esplorare il confine ancestrale tra deserto e oceano. Per questa parte del viaggio, però, ricorriamo all'uso di jeep più potenti per divertirci ancor di più tra i saliscendi naturali delle dune del deserto.
Lasciandoci alle spalle l'energia di Cape Cross e le maestose dune del deserto, ci dirigiamo verso l'interno fino a raggiungere una montagna che si erge solenne a 1728 metri di altezza nel bel mezzo di un'immensa pianura.
È lo Spitzkoppe, conosciuto anche come il "Cervino della Namibia", le cui imponenti formazioni granitiche sono antiche di circa 120 milioni di anni e sembrano osservarti con intensità. Le sue cime e pareti spioventi sono un punto di riferimento iconico nella regione e un paradiso per gli amanti dell'arrampicata e del trekking.
Il momento più magico per assaporare la vera bellezza di questo luogo avviene quando il sole emerge timido all'orizzonte, infiammando le pareti rocciose di una luce calda e intensa. Ed è proprio per questo che l'appuntamento con l'alba è considerato un rituale immancabile per tutti gli esploratori. Ma non solo. Un trekking guidato ci porta alla scoperta di antichissime incisioni rupestri, testimonianza dell'eredità culturale dei popoli San, storici custodi della saggezza e dei segreti della Natura, che hanno mantenuto vive le loro tradizioni nonostante le sfide imposte dalla modernità. Scopriamo che la nostra guida è discendente di questo popolo, infatti ci introduce nel profondo significato di queste incisioni usando l'antica lingua Khoisan, nota per i suoi distintivi suoni prodotti tramite un meccanismo di clicchettio emesso dalla lingua e dal palato, una caratteristica che arricchisce ogni parola di sfumature uniche. Ascoltarla è come fare un viaggio nel tempo, dove ogni click richiama l'eco delle storie di una civiltà antichissima.
L'esplorazione di questo incredibile Paese prosegue con la visita due luoghi iconici: Swakopmund e Walvis Bay due città costiere situate sulla costa atlantica della Namibia.
Swakopmund è una città balneare a metà tra il passato coloniale tedesco e il moderno turismo di avventura, offrendo una vasta gamma di attività, da sport acquatici come il kitesurf e il windsurf, a sport nel deserto come il sandboarding e le escursioni in quad. Esperienze che ovviamente anche noi abbiamo voluto fare a tutti i costi.
Poco più a sud si trova la città di Walvis Bay, nota per il suo porto naturale e per le ricche opportunità di osservazione della fauna selvatica. La laguna di Walvis Bay è un sito di importanza internazionale per gli uccelli acquatici e attira enormi colonie di fenicotteri rosa, pellicani e altre specie di uccelli migratori.
Le strade dissestate ci conducono a sud, ma prima di raggiungere il deserto del Namib, ultima meta del viaggio, ci fermiamo per una tappa obbligata a Solitaire, una polverosa e desolata fattoria, che già dal nome non ha bisogno di ulteriori presentazioni. Qui, sembra che il tempo si sia fermato: gli scheletri di automobili sparsi ovunque conferiscono al luogo un'atmosfera da villaggio del vecchio West americano. Ci fermiamo per gustare il primo caffè da quando abbiamo messo piede in Namibie e, soprattutto, per assaggiare quella che è considerata la migliore torta di mele del mondo. Non possiamo che confermare questa fama.
Con la pancia piena e il cuore colmo di gioia, giungiamo al cospetto del Namib, il deserto più antico del mondo, con oltre 55 milioni di anni di storia.
Un volo panoramico su un aereo da turismo è il modo migliore per ammirare la sua infinita estensione che si snoda per oltre 2.000 chilometri lungo la costa atlantica della Namibia. Questa avventura aerea ci regala uno spettacolo naturale ineguagliabile, dove il tempo sembra sospendersi tra le sue dune arancioni e un tramonto mozzafiato.
A Sossusvlei, nascosto nell'abbraccio della duna più alta del Namib, chiamata Big Daddy per i suoi 390 metri di altezza, si trova un vero tesoro naturale: Deadvlei. Un'antica distesa argillosa incastonata tra le dune, famosa per i suoi spettrali alberi morti che si ergono contro un fondo di dune arancioni e cielo blu intenso. Questo paesaggio surreale, risalente a circa 900 anni fa, offre uno scenario unico al mondo, dove il tempo sembra essersi fermato, catturando l'essenza di una bellezza immutabile e silenziosa.
E così si conclude il nostro indimenticabile viaggio attraverso la Namibia, una terra di contrasti, dove la sabbia racchiude storie antiche di sopravvivenza e bellezza, testimonianza dell'incredibile forza e magia di questa terra selvaggia.
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